"Avevo un'idea speciale, non volevo che gli imprenditori sfruttassero il Terzo Mondo prendendogli le risorse senza da loro nulla in cambio". E. Mattei 1 Il caso Mattei rimane emblematico dei tanti misteri italiani rimasti tali ed esemplare di una figura di imprenditore, politico che, ancor prima dei fini, aveva cuore le condizioni di chi lavorava presso le piattaforme petrolifere dell'ENI, gli uffici di rappresentanza, i distributori di benzina ecc. Non meno il benessere e la dignità dei paesi che fornivano materie prime. Ciò avveniva in un momento in cui l'Italia si stava risollevando economicamente ma i problemi erano ancora molti. Le risorse energetiche, una volta individuate, acquistate senza i vincoli di cartello economico, avrebbero cambiato le sorti dei tanti italiani costretti a espatriare in cerca di lavoro. E gradualmente migliorato le condizioni di quei paesi il cui rapporto con l'Occidente significava cedergli le materie prime a basso costo: le politiche di Mattei, pur lontane da ogni paternalismo, prevedevano infatti uno scambio diretto, senza intermediari, secondo un prezzo per il paese venditore proporzionato con le proprie ricchezze naturali. Ne parlo con Rosangela Mattei (figlia di Italo Mattei fratello di Enrico) e il marito Alessandro Curzi (noto chirurgo della Regione Marche) in un palazzo in centro a Matelica, tra immagini, quadri, attestati che raccontano la vita di Mattei da scolaro a giovane combattente partigiano alla guida delle formazioni cattoliche, a presidente dell'ENI. Una telefonata al Museo Mattei, una voce gentile che mi dava appuntamento e poco dopo mi trovavo assieme a persone che gli hanno dedicato la vita cercando di dimostrare una verità che in troppi non volevano venisse a galla: riconoscere che la sua morte era stata premeditata sarebbe stato sconveniente in un momento di crescita economica che poggiava su equilibri politici fragili: con le numerose correnti democristiane, in piena guerra fredda. Se la ricerca di fonti di energia attraverso un contatto diretto con i produttori africani disturbava la politica monopolistica dei grandi potentati atlantici, il rapporto con i produttori sovietici, pur trattandosi di materie prime e non di idee, creava conflitto all'interno delle forze centriste (Mattei peraltro fu sempre un uomo di centro, per un periodo anche parlamentare della DC). Forse non è un caso se, solo a seguito della caduta del muro di Berlino, e disfacimento del pentapartito, sia stata condotta fino in fondo un'indagine sulla sua morte, i depistaggi, la sparizione di persone tra cui il giornalista Mauro De Mauro il quale, indagando per conto del regista Francesco Rosi impegnato a realizzare un film su Mattei uscito nel 1972, ascoltava le testimonianze di chi quella sera, a Bascapè, aveva visto un aereo esplodere in volo anziché schiantarsi al suolo. La propensione a insabbiare i fatti senza lasciare emergere complicità dall'alto era tipica di un sistema che, in quegli anni, andava bene ai più. Per il quale tanti casi sono rimasti irrisolti, tante stragi impunite. "La politica è un gioco di compromessi continui" commenta Alessandro Curzi mentre beviamo il caffè seduti attorno a un tavolo. In tanti anni di incontri con politici di ogni partito lui e la moglie hanno visto da vicino come funzionano certe dinamiche. Rosangela non ha mai smesso di scrivere, raccontare, coinvolgere i politici, spiegare ai più giovani i motivi per cui un uomo che lavorava per gli altri, offrendo risultati concreti, potesse avere tanti nemici. Suo zio Enrico era scomodo ai grandi imprenditori italiani nonostante aver rimesso in piedi un'azienda come l'AGIP per la quale era stato incaricato come liquidatore. Per aver in seguito dato vita all'ENI con annessa una larga rete di servizi terziari tra motel, autogrill, strutture per i dipendenti. Era di ostacolo alle compagnie petrolifere mondiali perché ne minacciava il monopolio attraverso politiche di cooperazione paritaria con i paesi del terzo mondo anziché di capitalismo predatorio. Riceveva minacce dalle organizzazioni per il mantenimento del dominio francese in Algeria perché i suoi rapporti economici con questo e altri paesi ne implicavano l'indipendenza. Ed era scomodo a chi, all'ENI, avrebbe voluto occupare il suo posto adottando una linea di conduzione meno altruista, meno morale (così come riuscì a fare in seguito alla sua morte), oltre che ai suoi stessi compagni di partito per un tipo di imprenditoria "socialista" più vicina alle correnti della sinistra democristiana che a quelle dorotee. Una matrice puramente italiana (più che un complotto internazionale) secondo anche la ricostruzione dei fatti sarebbe alla base di un assassinio la cui entità è stata comprovata. E del quale si suppongono i responsabili anche se, legalmente, rimangono sconosciuti. Ora si parla molto di Enrico Mattei (più che negli anni passati) e si vorrebbero attualizzare le sue politiche energetiche in Africa. Aroldo Curzi, figlio di Alessandro e Rosangela, presidente della fondazione Mattei, in un'intervista descrive le condizioni di partenariato equilibrato come vero e proprio metodo che ha contraddistinto l'agire del prozio. Considera realizzabile un nuovo piano Mattei in base agli attuali contesti, con gli adeguati cambiamenti, ma che potrà veramente definirsi tale qualora applicato secondo quegli stessi principi. A conclusione di una giornata insolita con visita in un museo che, ancor più che un'esposizione è un'esperienza di condivisone dal vivo, mi viene da riflettere su quegli anni di miracolo economico tra personaggi irripetibili, episodi grandiosi e altri spaventosi. E mi sento particolarmente grata a persone come Rosangela Mattei e i suoi famigliari per l'impegno nel tramandare idee e metodi di chi ha fatto la storia. E nel far conoscere la vera storia. 1Rosangela Mattei, Enrico Mattei. Mio zio, Halley ed, Matelica 2013.
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