![]() Durante gli anni ‘40 e ‘50, la Repubblica Dominicana era stretta nella morsa della dittatura del generale Rafael Trujilo. Tre sorelle si impegnarono politicamente denunciando gli orrori e i crimini ma il 25 novembre 1960 Patria, Maria Teresa e Minerva vennero torturate e uccise dai sicari di Trujillo. Non è un caso che questa giornata sia legata a un episodio di regime ed è triste pensare che le donne continuino ad essere uccise nelle democrazie moderne per il solo fatto di non volersi sottoporre a comportamenti di possesso e dispotismo. Iniziamo a pretendere l'ascolto di tutte queste storie chiamandole col loro giusto nome. Ovvero femminicidio.
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![]() Si è svolta domenica 19 novembre la giornata mondiale in memoria delle vittime della violenza stradale, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993. A Milano un corteo di ciclisti composto si è mosso da piazza Loreto ai Giardini Calderini nella zona di Sant'Ambrogio dove le vittime sono state ricordate anche attraverso le parole dei loro parenti. Milano in questi ultimi tempi è diventata emblema di un traffico incontrollato al punto che pedoni, ciclisti e monopattinisti hanno perso la vita nelle situazioni di transito più innocue come durante l'attraversamento sulle strisce, l'attesa alla fermata del bus, mentre pedalavano lungo le ciclabili. Per questo, durante i discorsi è stato posto l'accento sulla differenza tra incidente e omicidio stradale ancora ambigua. Di fatto, chi investe qualcuno mentre era ubriaco, distratto dalle tecnologie, superava insistentemente i limiti di velocità, non può essere giudicato al pari di chi ha causato un sinistro incidentalmente. Per questo è stato posto l'accento anche sull'urgenza di imporre a Milano zona 30 che, di per sé, fa diminuire il tasso di incidentistica nei centri urbani. La situazione è anomala a Milano e non solo nel senso di “incidenti” che non avvengono fatalmente bensì secondo comportamenti stradali in partenza scorretti. Dal basso, attraverso manifestazioni di cittadini non motorizzati si cerca di sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti di una realtà comunemente equiparata a un peggioramento generico del traffico, senza che vengano applicati provvedimenti adeguati. Partecipiamo alle iniziative in rappresentanza delle categorie più esposte ai rischi di una mobilità “malata”, nel tentativo di contrastarla, di riportare la strada a quell'essenza originaria di transito nonché condivisione, movimento fisico, cultura. Viva la strada! https://bit.ly/basta-morti-milano ![]() I bambini hanno la mente ancora libera, avida di informazioni, capace di contenerne in quantità e assimilarle velocemente, come un grande cesto vuoto che si può riempire a piacimento: ciò può costituire un'opportunità come quella di imparare una seconda lingua senza sforzo ma anche lo svantaggio di assorbire informazioni inutili se non dannose. Difendiamo i bambini, e in seguito gli adolescenti, dall'ascolto coatto di intrattenimenti musicali invasivi. Parlate coi vostri figli, coi vostri nipoti, raccontate loro delle storie, degli aneddoti di vita. Fateli parlare senza distrarvi. Senza l'interferenza di televisioni, radio e giochi elettronici. I bambini devono poter riconoscere la differenza tra un ambiente silenzioso e un altro rumoroso che impedisce di ascoltare e di parlare; non meno devono poter sfruttare quella straordinaria facilità di apprendimento che poi andrà diminuendo.
![]() Si è svolta giovedì 25 Ottobre sotto l'arco di Porta Romana a Milano una manifestazione in ricordo dei tanti che, negli ultimi mesi, hanno perso la vita investiti da auto e mezzi pesanti. Malgrado la pioggia una folla consistente ha ascoltato in silenzio gli organizzatori nominare le vittime, parlare dello strazio dei famigliari, del tormento di chi si trovava al volante, ma anche della crudeltà di chi le vittime le ha abbandonate in strada, magari dopo averle trascinate per decine di metri. Un sentimento di consenso unanime è emerso quando si è fatto riferimento all'ostilità che quotidianamente subiscono ciclisti e monopattinisti, senza sufficienti controlli sul posto, senza che vengano applicati i limiti di velocità nelle aree centrali. Del resto, lo stesso Ministro dei Trasporti Salvini più volte si è espresso in difesa della velocità dei veicoli privati come condizione indispensabile per lavorare e produrre. E tutto ciò nonostante l'esempio di Amsterdam, Amburgo, Copenaghen e altre città in cui si è adottata zona 30. Al termine sono stati inviati al Sindaco Sala migliaia di SMS in contemporanea per ribadire l'urgenza di intervenire senza preoccuparsi troppo di quanti sarebbero contrari a una velocità moderata, priva di continue frenate e accelerazioni. E così si è potuta sperimentare una pratica di comunicazione che può essere efficace specie se i politici sono poco disponibili a ricevere in presenza. Una comunità di persone a piedi, e su due ruote, continua a muoversi nonostante il clima di intolleranza. Numerosi invece rinunciano a pedalare in mezzo a un traffico che impone la paura e ciò, per chi gestisce la mobilità e decide in merito, andrebbe vissuto come un fallimento. “Non è questa la città in cui vogliamo vivere”: uno slogan espresso più volte in risposta a una mentalità di dominio dei mezzi a motore: una mentalità che a Milano si è radicata nel tempo, di cui ora si comincia prendere coscienza. ![]() Milano città aperta verso chi viene da fuori, che in passato ha combattuto duramente contro il fascismo. Da sempre sede importante di arte e cultura: sono cose che stonano col terrore diffuso in seguito all'investimento di pedoni che attraversavano sulle strisce, che attendevano l'autobus; di ciclisti che pedalavano sulle apposite corsie. L'aumento di questi sinistri ha coinciso con quello recente di biciclette e monopattini in circolazione cui non ha corrisposto una diminuzione delle automobili e mezzi pesanti (al contrario). Milano è sempre stata emblema di città operosa, trafficata, ma non di guida aggressiva: in pieno periodo industriale i bimbi andavano a scuola da soli, magari coi mezzi pubblici. La situazione è cambiata con l'aumentare dei veicoli e il diffondersi di tecnologie comunicative che alla guida distraggono: l'andamento indeciso stimola reazioni aggressive verso chi va più lento. In realtà non è la lentezza del ciclista, o del veicolo che non accelera, la causa di traffico statico perché accelerare lungo la breve tratta significa dover subito rallentare provocando andamento a singhiozzo, che a sua volta crea intaso, perdita di tempo, spreco di carburante. É questo un tipo di mobilità che istintivamente verrebbe da attribuire ai ritmi frenetici urbani ma a Londra, NY e altre metropoli, il transito, quand'anche a rilento, fluisce continuo e road rage (guida rabbiosa) è considerata un disturbo della personalità più che uno stile di guida diffuso. Il traffico della paura è il risultato di comportamenti ostili e di trascuratezza della quale, in parte, sono responsabili anche gli utenti più vulnerabili: come per l'automobilista che digita messaggi, per il ciclista l'isolamento acustico in cuffia è incompatibile con un controllo completo della strada. Educazione nelle scuole e inasprimento delle pene per i trasgressori non elimineranno l'ansia perché il transito impulsivo a Milano è ormai uno stile radicato, di per sé non condannabile: la guida nervosa, a scatti, non è detto comporti incidenti così come per quanto riguarda insulti, gestacci, strombazzamenti. Spingere il motore lungo la via del centro non significa necessariamente superare i limiti di velocità; frenate in extremis, retromarce inaspettate e altre manovre irruenti, non causano automaticamente incidenti. Quanto alla distrazione, applicare il divieto di cellulare con allontanamento anche di una sola mano dal volante, richiede presenza abbondante di operatori stradali (cosa difficile nonostante i propositi del nuovo CdS). E la paura, fino a che non c'è l'incidente, rimane un disagio paragonabile a quello di genitori eccessivamente apprensivi. A questo punto un modo per stemperare la contrapposizione che cresce tra utenza debole e forte è agire di numero come già avviene ad Amsterdam e altre città olandesi dove i ciclisti numerosissimi costringono tutti a una velocità moderata. Con l'automobilista consapevole che, se si ha fretta, è meglio usare la bicicletta, il motociclo, ...il metrò (come già in altre metropoli dove parcheggiare in doppia fila, attraversare col rosso e altre strategie di abbreviazione dei tempi, non sono neanche pensabili). Della dipendenza tra variabili quali lentezza e scorrevolezza del traffico dovrebbero convincersi per primi i politici che si oppongono a zona 30 e si lamentano pubblicamente delle multe che ricevono in quantità, e i ciclisti, anziché scoraggiarsi, affrontare la strada numerosi: ascoltandola attivamente, evitando di affiancare i mezzi pesanti, lasciando passare l'automobilista nervoso prima che esploda e tutte quelle azioni di avvedimento ormai sommerse dall'ascolto di contenuti estranei al contesto stradale attraverso le tecnologie. Ciò non tanto per essere i primi a dare esempio di responsabilità ma per salvaguardare se stessi in attesa di una mobilità in cui tutti vanno a velocità equivalente. In cui procedere a scatti diventa impossibile e prendersela con un altro non avrebbe alcun senso. A Milano, come altrove, la strada implica attenzione ma anche voglia di uscire: a motore, o senza, ma sempre a favore della sicurezza di ognuno. Senza disparità di potere. Senza conflitto. ![]() "Il primo principio dell’azione nonviolenta è quello della non collaborazione con tutto ciò che è umiliante". Mahatma Gandhi Nella giornata mondiale della nonviolenza tante sarebbero le riflessioni a proposito di soprusi e ingiustizie al momento nel mondo. FANA si sofferma su quell'aspetto di sopraffazione del più forte che attualmente affligge l'utenza di cittadini più debole come coloro che pedalano per effettuare consegne esponendosi particolarmente ai rischi della strada. I problemi di mobilità in una società distratta dalle tecnologie sono tanti e riguardano tutti. Ma alcune categorie rimangono oggettivamente dominate dal mezzo potente, così come dall'arroganza in certi casi di chi lo conduce. Continuiamo a usare le strade camminando, pedalando, pattinando, rotando. Restando vigili, previdenti, in continuo ascolto di ciò che accade intorno. Solo attraverso il numero ci si può sottrarre a quell'umiliazione che recentemente, a Milano, induce a non usare la bici: ponendo gli automobilisti in minoranza. Senza violenza. ![]() Una manifestazione ieri a Milano in Largo 11 Settembre contro il dramma silenzioso di persone scomparse durante il loro tentativo di fuga, mandate a morire di sete nel deserto, rinchiuse e torturate nei centri di detenzione di Paesi venuti a patti con il nostro. Milano 8/10/ 2022 - Di fronte a Palazzo Marino cittadini sfilano al posto dei parenti di profughi di cui non si hanno notizie dopo il loro arresto nei centri di detenzione libici esibendo le loro fotografie. Sotto, sempre a Milano, manifestazione in piazza 11 settembre il 27/09/ 2023 per protestare contro i nuovi provvedimenti dei CPR (centri di permanenza per i rimpatri). ![]() Il rumore in alcune lingue ha più interpretazioni (in francese le bruit è anche la notizia vera o falsa che si diffonde dal basso) così come in italiano il significato base di rumore può riferirsi all'inutile, al superficiale. Ma in termini di disagio soggettivo la traduzione è sempre la stessa, riconoscibile attraverso l'immagine. |