FASE 1 - LOCKDOWN Precauzioni di cui si parla poco (9 marzo) Si implora la cittadinanza di mantenere la distanza di un metro onde evitare il rischio di contagio tramite saliva nebulizzata. Di lavarsi le mani spesso e di impedire allo starnuto di diffondersi. Nessuno però si è espresso circa i rischi di contagio quando per parlare si "strilla" con chi è presente o mentre si è al telefono ignorando chi è vicino: ogni momento sono microbi che si diffondono in quantità e per più di un metro. Noi di FANA consigliamo a tutti di moderare i toni e anche il volume di Radio e TV che inducono a parlare più forte per farsi sentire. Per lo meno in tutte quelle situazioni in cui il contatto con gli altri è inevitabile. Silenzio (14 marzo) In queste giornate anomale si è ascoltato alcuni commenti spontanei su Milano divenuta un'intera area Fana ma non è così. Non dobbiamo confondere l'assenza di suoni superflui con un silenzio dettato dalla paura! Le città non saranno mai luoghi di silenzio perché è nelle città che succedono cose, si muovono persone, e Milano riprenderà a vivere assieme a tutte le altre. Nel frattempo questa esperienza di riflessione e auto imposizione potrebbe indurci a riconsiderare lo spazio sociale indipendentemente dal nemico virus. Di distanza con l'altro non solo in termini fisici dettati dall'emergenza ma anche di rispetto, di discrezione. Di attenzione verso tutto ciò che l'altro potrebbe non gradire. La comunicazione (17 marzo) Tante sono le testimonianze di chi in questi giorni partecipa a gruppi chat scambiandosi informazioni, facendo conoscenze nuove e intensificandone altre. Tanti i docenti che utilizzano la didattica online con soddisfazione, anche quelli delle accademie musicali che attraverso i monitor seguono puntualmente gli allievi. Tanti coloro che col telelavoro hanno avvertito positivamente l'assenza di un ambiente caotico e involontariamente sonorizzato. Certo il contatto dal vivo è un'altra cosa ma questa esperienza rimane un valore aggiunto: di razionalizzazione del tempo, anche attraverso il recupero di una dimensione acusticamente adeguata di cui nell'immaginario collettivo si è persa coscienza. I suoni che perseverano (28 marzo). I rumori antropici emergono dal silenzio della Milano contaminata: non più quelli della socializzazione durante movide e aperitivi, bensì della comunicazione individuale. Mentre scemano i concerti sui balconi e si riducono decisamente i rumori di motori e macchinari, resistono gli effetti di conversazioni telefoniche animate, a volte in vivavoce. Non manca chi pascolando il cane diffonde musica e informazioni a cielo aperto. Si tratterà anche di horror vacui (noncuranza a parte) ma ciò dimostra che il paesaggio sonoro urbano non sta mutando come a volte viene ipotizzato: per il momento è sospeso assieme a tutte le altre attività. Ascoltare ciò che circonda (20 marzo). Sarebbe meglio (almeno per adesso) che chi va a correre, o in bici, avesse lo sguardo attento anziché assente. L'isolamento acustico mediante auricolari induce a non considerare l'altro col rischio di urtarlo, o di trovarsi a distanza molto ravvicinata. Impedisce inoltre di sentire il richiamo di un addetto all'ordine pubblico che intenda fare delle domande, o visionare un'autocertificazione, ostacolando un compito già non facile. Ascoltiamo e guardiamo la strada: ora ...e possibilmente anche dopo! Cambia la sonorizzazione nei punti/vendita (12 aprile) Abbiamo notato che in questi giorni più supermercati tengono basso il volume della radio interna per rendere gli acquisti più veloci. Chissà quanti andrebbero più spesso e volentieri a fare la spesa se, a parte dover aspettare fuori come in questi giorni, tutto fosse più facile e snello. E' il sistema inglese quello di evitare distrazione e rallentamenti specie alle casse: the next please! Proprio perché sanno che assordare consumatori e commessi non è vantaggioso nemmeno per gli incassi (oltre a non dover pagare la Siae). Nonostante i tempi difficili aumentano i bar, ristoranti e punti vendita che esibiscono il marchio FANA a indicare l'assenza di musiche assordanti al loro interno: sceglieteli attraverso www.fana.one IN ATTESA DELLA FASE 2 Come il paesaggio sonoro potrebbe cambiare (26 aprile) Nelle ultime settimane Milano ha vissuto uno stato di astensione da suoni, rumori, odori, situazioni di traffico e ingorgo. Lo stato di emergenza ha fatto ridurre sensibilmente i rumori antropici (ovvero della socializzazione) imponendo alla gente di restare a casa. La fase 2, con la ripresa graduale delle attività lavorative e sociali è quella in cui questi cambiamenti potrebbero consolidarsi o svanire per sempre. In molti si sono accorti di quanto una Milano più pulita e silenziosa sia gradevole al di là del difficile momento. Il ritorno alla vita di sempre porterà a un peggioramento della qualità dell'aria e del rumore di fondo con i motori che riprendono a circolare numerosi e i cantieri a funzionare. Diversamente i rumori della socializzazione rimarranno contenuti ancora per un po': ci saranno meno movide, aperitivi ecc. Dovranno inoltre essere mantenute le distanze dentro ristoranti, bar, negozi e una musica assordante renderebbe ancora più difficile comunicare (sempre che il gestore se ne renda conto!). Ma i rumori della socializzazione non sono destinati inevitabilmente a riaffiorare nemmeno in seguito: sono suoni limitati all'intrattenimento (da non confondersi con gli eventi culturali). Non sono necessari per tornare ad essere utenti, consumatori, cittadini liberi di muoversi. La fase 2 è quella in cui l'ambiente sonoro potrebbe auto modularsi e diventare qualcosa di nuovo nei confronti della qualità di vita e della quiete altrui: a Milano e in tutti gli altri luoghi. Se questa trasformazione ci sarà è adesso che può iniziare, sulla base di una possibile sensibilità maturata durante questa esperienza tragica. Come la mobilità potrebbe cambiare (1 maggio) Primo maggio. In questa giornata in cui il lavoro dovrebbe essere protagonista viene da chiedersi come sarà possibile tornare in pochi giorni alla vita di sempre senza più le possibilità di prima. Certo è bello pensare a una Milano piena di bici e monopattini, dominata da una mobilità leggera fino ad ora trascurata se non accusata di creare ostacolo per gli automobilisti. Ma le cose sono più complicate. Le ciclabili non servono se manca lo spazio da cui ricavarle e soprattutto se manca una mentalità favorevole nei confronti di chi non va a motore. Rischiano di creare ancora più ingorgo e pericolo. Uno spazio laterale riservato ai ciclisti (come a Londra, Berlino, Amsterdam ) è già una ciclabile ma qui le piste esistenti (come via Monte Rosa e Corso Venezia) sono minuscoli corridoi pieni di buche, foglie, rametti, radici delle piante e sassolini che si accumulano anche perché ai lati ci sono delle pareti che li trattengono. Se proprio si vuole fare una zona 30 facciamola del tutto in Zona 1: sarà un modo per iniziare a far convivere ciclisti e automobilisti senza far correre eccessivi rischi ai primi i quali, seppure spesso non rispettano le regole, rimangono l'utenza più più debole ed esposta. L'assembramento è la città. Non si può abrogarlo ma lo si può gestire, così come si sta facendo in altri paesi FASE 2 In uscita dal lock down (17 maggio) Riaprono gli esercizi commerciali ma cambiano i rapporti tra cliente, esercente e tra clienti stessi. La distanza interpersonale rende più difficile parlare, ascoltare e scegliere le cose sapendo che fuori c'è gente che aspetta. Il rischio di contagio permane e induce il cliente a lasciare il negozio al più presto, considerato anche il tempo che si è perso in coda. Diversi esercenti hanno silenziato il loro locale per migliorare la comunicazione attraverso la mascherina. Il volume delle radio nei supermercati è più contenuto al fine di non confondere i clienti e facilitare il controllo per il mantenimento delle distanze: in quelli dove si può decidere autonomamente si esibisce il logo FANA per distinguersi in tal senso. Maggiore velocità, disciplina e sobrietà dello sfondo sonoro non hanno fatto ridurre gli incassi e, abolendo completamente la sonorizzazione, ci sarebbe anche il risparmio dei costi Siae. Il consumo non è morto. Al contrario potrebbe rigenerarsi attraverso altre forme come già sta accadendo indipendentemente dall'emergenza Covid: i giovani soprattutto acquistano abiti e altre cose online. In molti evitano locali chiassosi e affollati per bere un caffè o pranzare. Se il lockdown è durato un paio di mesi, le attuali misure precauzionali si protrarranno per più mesi traducendosi in uno stile di acquisto e consumo sul posto più mirato, essenziale ...e anche più sano. IN ATTESA DELLA FASE 3 Assembramento (21 Giugno) Questo termine indica un insieme di persone tra di esse per lo più sconosciute. Proprio questo carattere di casualità e sorpresa è attrattiva di situazioni come la movida, la sagra e la stessa strada da molti vissuta come luogo di condivisione ancor prima che percorso. L'attenzione dei mass media circa il senso di responsabilità individuale, ora che si può uscire liberamente, si concentra sui raduni serali. Per anni i comitati di cittadini si sono opposti inutilmente a contesti notturni di affollamento causa di forti disagi per i residenti, così come anche si era chiesto di sperimentare nuove forme di raduno meglio distribuite e acusticamente monitorate. Solo adesso si vorrebbe una movida responsabile, distanziata, antisociale (non per questo più silenziosa). Nessun Sindaco al momento si è posto la questione di un problema da assembramento urbano che permane e che pertanto non migliorerà nel tempo. L'Italia dei Caffè 1 (10 Luglio) In un clima di "liberazione" e desiderio di rinascita si cerca di riprendere le attività di sempre pur considerando il pericolo virus. A parte la spavalderia di chi ostenta indifferenze la gente nel complesso sembra stare attenta ma non si considerano alcuni aspetti cautelativi. E così, mentre si organizzano concerti e riaprono in musei con regole di distanziamento rigide, nei mercati e situazioni analoghe tutti si accalcano (pur evitando abbracci e strette di mano). Dove poi si consumano cibi e bevande si parla a voce alta incuranti della forza del contagio attraverso il respiro. Per ovviare all'intralcio comunicativo della mascherina in diversi negozi e supermercati il volume di radio e TV viene tenuto al minimo. Per rispettare le distanze tra i clienti diversi bar e ristoranti si sono estesi con tavolini e sedie al loro esterno. Ciò ha comportato un diverso assetto urbano e relazionale, con la gente che siede e conversa all'aria aperta come nel caso di questo Bar in zona Sant'Ambrogio a Milano. Senza la sonorizzazione amplificata che costringe a parlare più forte per farsi sentire, senza alcun altro effetto di riverbero: una sorta di ritorno all'Italia dei Caffè che sarebbe un peccato restasse transitoria.
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