Disagio acustico o di immagine? Il caso a Milano della Libreria Celuc e del suo Caffè Letterario.30/4/2025 ![]() Spesso si confondono rumore e assembramento di persone con questioni private di apparenza e altre che nulla hanno a che fare con le vere cause di disagio urbano. A Milano, dove lo spazio pubblico via via si restringe con le attività commerciali che si espandono sui marciapiedi, l'ingombro dei parcheggi abusivi e gli effetti di musiche diffuse all'aperto, viene penalizzato un noto Caffè Letterario interno alla Libreria Celuc in via Santa Valeria 5, poco distante dall'Università Cattolica in largo Gemelli. La sentenza del Tribunale parla di assembramento in strada come motivo di confusione per cui si è ordinato di sospendere il servizio di caffetteria/ tavola calda. I sopralluoghi attraverso CTU, con rilievi fonometrici negli appartamenti ai piani superiori, hanno negato ogni superamento di limite acustico (è stato invece rilevato l'effetto di schiamazzi e spari di coriandoli proveniente da Largo Gemelli dove puntualmente si festeggiano i neo laureati). Dunque il motivo di chiusura per la caffetteria non è il rumore e adesso succede che, se chi abita nello stabile aveva la certezza che la notte sarebbe stata tranquilla con la libreria chiude alle 20, ora non più: i gestori, dopo anni di contenzioso estenuante imposto da una parte dei condomini, potrebbero scegliere di interrompere definitivamente l'attività. Al suo posto potrebbe essere aperto un locale di tendenza, col sonoro che rimbomba ai piani sopra e rumore di traffico in continua fase di manovra. È curioso come ancora non si capisca la differenza tra assembramento primario (ad esempio movida, raduni che si formano dove ci sono attività di richiamo) e secondario come per studenti e docenti i quali, davanti al negozio in via Santa Valeria, non hanno mai creato intralcio, e che adesso rimpiangono la caffetteria dove potevano studiare grazie allo sfondo silenzioso. Ancora si confonde il disagio reale con un'apparente mancanza di decoro come quando, diversi anni fa, da parte degli abitanti di un condominio milanese era stato impedito ai loro stessi figli di fare gruppo davanti allo stabile perché così facendo l'immagine poteva essere quella di una casa popolare: in breve tempo la stessa area, senza più la presenza dei giovani residenti, era diventata sede di facile borseggio. Riflettiamo su ciò che significa sobrietà applicata all'ambiente nella sua quotidianità e non solo come comportamento individuale; liberando il cittadino da elementi che ostacolano la sua mobilità (specie quando già ha problemi), dall'agonia di continue notti insonni per via della folla sotto casa. Impariamo a riconoscere una situazione di raduno provvisorio, fluido, da altre condizioni di ressa radicata per motivi commerciali e di mondanità: magari trascorrendoci del tempo, parlando con chi abita lì; spingendo un passeggino o una sedia rotelle lungo marciapiedi occupati da tavoli e dohor, lungo strade dissestate con gli automobilisti che agli incroci non rallentano. Serve a comprendere il disagio urbano dove realmente si manifesta ma nessuno interviene. A distinguerlo da circostanze di fatto innocue ma su cui è capace si concentrino risentimenti e interessi privati. Le città hanno bisogno di luoghi dove stare, potersi concentrare mentalmente, parlare a bassa voce senza musiche e programmi radio che distraggono e costringono a sforzare i toni. Ovunque uno di questi spazi viene sottratto si toglie qualcosa ai cittadini e si crea un vuoto, ...un vuoto che non si sa come verrà colmato.
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