Riflettere, parlarne: il 25 aprile è anche questo. Perché quest'anno dovrebbe essere diverso?23/4/2022 Da più di un mese assistiamo alle sofferenze di un popolo invaso secondo le stesse motivazioni espansioniste che hanno caratterizzato i grandi conflitti del '900, attraverso strumenti più moderni ...non meno crudeli. Come già altri si sono espressi, non è questo il momento di soffermarsi su circostanze, concause, connessioni storiche peraltro legate a trasformazioni inevitabili avvenute nel tempo. Come nel '40 c'è un popolo aggressore e un altro che resiste. Allora come adesso le vittime sono i civili di uno e dell'altro perché, al di là di ogni tipologia, la guerra è guerra. La Resistenza è stata un episodio di cooperazione tra persone di diversa provenienza e ideologia, unite contro la prepotenza, la barbarie, l'indifferenza, più volte finite con l'essere uccise, torturate, deportate. Milano ha conservato questa memoria attraverso una sempre particolare apertura ai cambiamenti sociali, accogliendo adesso nelle case i profughi ucraini, fornendo aiuti umanitari al popolo aggredito. Non perdiamo di vista il vero significato di episodi che vanno onorati: è importante anche per contrastare l'espandersi di opinioni sull'utilità o meno di un ente quale l'ANPI considerato che i partigiani sono ormai pochi: affermazioni che, superficialità a parte, non considerano il lavoro importante che i volontari stanno svolgendo nelle scuole per sensibilizzare i più giovani, ovunque con iniziative culturali, aggregative; pericolose perché tendono a cancellare la storia una volta che non ci saranno più sopravvissuti alle atrocità nazifasciste e di altri totalitarismi. La memoria non muore mai, al contrario si arricchisce grazie alla narrazione, la documentazione, il lavoro costante di organizzazioni che la tengono viva: lo stesso disappunto sulla presenza o meno di bandiere della NATO alle celebrazioni del 25 aprile, a prescindere dal contributo indiscusso degli americani per la liberazione dal nazifascismo, è un fatto di dibattito che si rinnova a seguito dei nuovi accadimenti anziché di spaccatura interna all'ANPI. Questa guerra in particolare sottolinea la fragilità di equilibri che nel tempo si pensavano consolidati, mette in discussione i grandi temi come il pacifismo e la negoziazione quale strumento di accordo in era di globalizzazione. Anche chiedersi cosa sarebbe successo se allora ci si fosse arresi alla Germania, se ora offrire armamenti al popolo ucraino possa essergli d'aiuto, confrontarsi pubblicamente su questi e altri quesiti, è frutto di libertà e democrazia: teniamoli saldi certi valori, uniti nel celebrare la storia. W il 25 aprile. Silvia Zambrini
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